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La festività di Samhain
La ruota simbolica delle festività nell'anno
celtico si divideva tra celebrazioni solari e
lunari. Queste ultime venivano festeggiate durante
il plenilunio. Samhain (1 Novembre), Solstizio
d'Inverno (21 Dicembre), Imbolc (1 Febbraio),
Equinozio di Primavera (21 Marzo), Beltain (1
Maggio), Solstizio d'Estate (21 Giugno), Lughnasadh
(1 Agosto), Equinozio d'Autunno (21 Settembre).
Secondo il calendario celtico, l'anno aveva inizio
in Novembre con la ricorrenza di Samhain. Con
Beltain erano le due più importanti perché
dividevano l'annualità in due parti: inverno
ed estate.
La festività novembrina prendeva il nome
di Samhain sul continente, di Samhain in Irlanda,
di Trinox Samoni secondo il calendario di Coligny.
Tali feste regolavano anche i tempi per uccidere
dando battaglia e quelli per riposare. I Fianna
irlandesi ingaggiavano i nemici tra Beltain e
Samhain, durante la bella stagione, quando era
tempo di mietere teste dei nemici oltre al grano
maturo; al contrario riposavano nelle loro capanne
tra Samhain e Beltain. Motivo in più per
deporre le armi stava nel fatto che per gli irlandesi
quella data era anche quella della morte del loro
eroe leggendario Cú Chúlainn.
A Samhain le bestie venivano radunate e rinchiuse
nei recinti e nelle stalle per svernare, al riparo
dalla fame dei lupi. Le cerimonie legate ai riti
novembrini prevedevano l'accensione di grandi
falò e l'uccisione sacrificale di animali
e bestie da cortile. In realtà molte macellazioni
erano obbligatorie nel caso di bestiame in eccesso
perché nessuno poteva permettersi di mantenerlo
in vita durante i rigori della brutta stagione
con penuria di granaglie e foraggio. Si spegnevano
tutti i fuochi dell'anno vecchio, si pulivano
i focolari e i druidi davano la loro benedizione
accendendo i fuochi del nuovo anno. Si beveva
e si cantava per alcuni giorni, si divinava sulle
sorti dell'anno a venire e si raccontavano storie
-più o meno tenebrose- tra i chiaroscuri
dei falò novelli. Ancora oggi in Scozia
si fanno divampare grandi falò chiamati
samhnagan che punteggiano il buio della campagna
notturna. Alla classe guerriera venivano tributati
i festini, alla massa spettava la fiera e il mercato,
ai druidi le assemblee e le celebrazioni rituali
religiose.
Il primo giorno di quel mese si celebrava dunque
l'inizio dell'inverno e dell'anno; perché
quello era il principio della fase oscura del
calendario: al fruttuoso autunno seguiva sempre
la sterilità dell'inverno, il giusto momento
per gli spiriti ultraterreni.
Simulando l'aspetto del cielo notturno dell'antichità
e in accordo con le tradizioni irlandesi, i modelli
matematici elaborati al computer mostrano quattro
stelle di prima grandezza che si trovavano in
levata eliaca proprio in corrispondenza di calendario
delle quattro feste di base: Samhain, Imbolc,
Beltain, Lughnasadh. Alla prima in questione e
durante l'Età del Ferro la stella coincidente
è Antares, un astro rosso che è
anche il più luminoso della costellazione
dello Scorpione.
Samhain era un punto di riferimento, una scadenza
utilizzata nei contratti, nel commercio, perfino
nei patti di sangue. Nel Ciclo delle Invasioni
dell'Ulster si parla dei Nemediani soggiogati
dai Fomori (un'etnìa imparentata con i
Vichinghi): ogni anno, la vigilia di Samhain,
i Nemediani dovevano versare alla tribù
che li aveva vinti tributi pari a due terzi del
grano, del latte e dei bambini da usarsi come
schiavi.
In tempi appena più recenti Samhain divenne
la festa celtica dei morti celebrata il primo
di Novembre. Onorava non solo l'inizio dell'inverno,
ma anche dell'anno. In quella notte il Sidhe -
sacra dimora dell'Aldilà per il Popolo
Fatato- apriva le sue porte e permetteva agli
spiriti d'incontrare gli esseri umani. Tra i luoghi
dove queste creature albergavano, forse il più
famoso e rinomato sin in epoche recenti era il
tumulo di New Grange, sulla riva nord del Boyne,
in Irlanda. Il problema stava tutto nella superstizione
credulona di chi aveva dei sospesi con le persone
che aveva spedito o fatto spedire all'altro mondo
In quella notte gli spiriti dei defunti avrebbero
potuto attraversare il ponte delle nebbie e oltrepassare
i cancelli dell'oltretomba per venire a reclamare
crediti e sospesi, cercando soddisfazione nel
tormentare nottetempo i loro persecutori ancora
in vita. Per la spiritualità celtica, dunque,
l'universo tangibile sfiorava, nel breve attimo
di Samhain, il mondo trascendentale, affollato
d'anime dei trapassati e dello spirito celeste
di coloro che ancora non erano nati.
Tra i celti più nostrani -gli Insubri-
che popolavano il nostro nord Italia già
2500 anni orsono, pare assodato fosse consuetudine
banchettare con carne di maiale. D'altronde il
clima già rigido lo suggeriva. Cuocere
nella verza pezzi di carne suina rappresentava
lo spirito più pagano dell'animo della
festa celtica: il maiale era infatti considerato
animale sacro; persino quello selvatico: non è
una novità che la leggenda attribuisca
al fiuto proverbiale di una scrofa semilanuta
la scoperta del luogo più adatto per fondare
il villaggio di Mediolanum. Sul Palazzo della
Ragione ancor oggi l'antico simbolo di tal cinghiale
fa bella mostra di sé. Pertanto sui navigli
milanesi c'è chi festeggia con questo piatto:
la Cassoeula o Casöla. In verità il
nome discende da un termine spagnolo del XVI sec.
indicante il tipo di pentolame usato per cucinare
questa ricetta che di nobile aveva ben poco. I
tagli meno pregiati del porco erano ciò
che di norma veniva concesso al contadino o al
mezzadro, mentre al signorotto di turno erano
riservate le pezzature più magre tributandole
magari alla stagionatura come salumi. Nel brodo
tra le verze finivano perciò cotiche e
nervetti, cotenna, guancialetti e muso, codino
e pezzi di zampone. Il tutto magari messo a ribollire
in un grosso tegame di terracotta anziché
di metallo. Un piatto dunque povero, quello originario,
non ancora contaminato dal recente benessere sociale
che ha un po' trasformato la Cassoeula al grido
della messa al bando del colesterolo.
Il Cristianesimo provò a sradicare la consuetudine
di Samhain, negandone l'utilità. Vista
la mala parata, si preferì assimilare la
festività trasformandola anziché
sopprimerla. Vestite di un rituale cristiano le
radici che affondano nell'universo ultraterreno,
la festa divenne così i giorni dei Santi
e dei morti. E Samhain prese il nome di Ognissanti.
Non più la storia, ma il marketing ne ha
addobbato una successiva evoluzione: la festa
di Halloween o Notte delle Streghe, travisando
una volta di più il significato spettrale,
stavolta in chiave grottesco-carnevalesca. La
pubblicità anima del commercio nel mondo
anglosassone e a stelle e strisce, l'indotto commerciale
di gadget e merchandising che ruota attorno a
questo divertente (e un po' irriverente) avvenimento,
muove cifre d'affari da capogiro un po' in tutto
il mondo occidentale. Fenomeno di costume che
ha fatto capolino da noi solo negli ultimi anni.
Ma questa è cronaca.
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